9 lug 2010

PREGHIERA A CUPIDO

PREGHIERA A CUPIDO


Aiutami un po' tu , piccolo iddio
che voli a tuo piacer con frecce ed arco.
Io t'offro il petto e tu cogli il cor mio
e fa' che batta ancor , pur d'anni carco


Che su mia scorza ho tante cicatrici
d'orribili ferite , in abbondanza ,
fatte dai miei destin che fur nimici ,
per cui n'uscì la pace e la speranza.


Prega la madre tua darmi passaggio
al tempio suo ch'io possa ancòra scrivere
miei versi di passion. Sappia servire


sopra il suo altar con gioia e con coraggio ,
che senza amore ancor non posso vivere
e non son tanto saggio da morire.

RIMPIANGERAI

RIMPIANGERAI


Rimpiangerai
i miei occhi che adesso tu non vuoi,
pieni d'amore e d'odio e di lacrime vere:
ma sono i soli che possono vedere
oltre i fili dei tuoi capelli bianchi,
oltre i tuoi seni stanchi,
la bellezza
della giovinezza
quando contro il mondo ,in duello
combattevamo ,alleati,
per avere il nostro castello
e bimbi non ancora nati.


Non troverai nelle pupille
di nessun altro,le faville
che sprizzavano dal nostro fuoco
nel nostro nuovo,antico gioco.


Con tenacia abbiamo edificato,
e con tenacia distrutto.

Qual lutto!

Ma le nostre frecce,hanno lasciato
l'arco,e volano in cerca di gloria.


Nella foresta della memoria,
il nostro amore,disperato,
come l'asino di Prèvert,testardo,
ultimo forte e baluardo,
paziente attende che lo invochiamo,
che la mano tendiamo....


Chè solo io posso vedere
nelle tue pupille nere
nei tuoi occhi un po' velati,
i giorni gloriosi,i giorni beati,

quando nel giardino silvestre,
nel pararadiso terrestre,
con gioia selvaggia e sbigottita,
piantavamo l'albero della vita.





Noi che siamo amati .... Noi ti abbiamo dimenticato
Tu non dimenticarci .... Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci diventare gelidi .... Anche se molto lontano sempre
E non importa dove .... Dacci un segno di vita
Molto più tardi ai margini di un bosco .... Nella foresta della memoria
Alzati subito .... Tendici la mano .... E salvaci.

(J.Prèvert)

TRISTEZZA

TRISTEZZA
Gira,rigira l'acqua e va via
affonda il gorgo dal rumore strano
ed inghiotte la vita mia
con dolore;fermarla è vano,


Veloci e lenti i giorni miei
senza speranze scorrono giù
e non vale pregare gli dei
quello che fu,non torna più.
Dentro quel gorgo l'amore mio
ogni momento n'annega un poco,
come in un tetro,crudele gioco
miei sogni in pezzi in un turbinìo.


Quel che potrebbe esser, non vole
destin crudele che così sia
e cerco l'aria e cerco il sole
ma non mi scalda la sorte ria.


L'ultimo pane spezzare ho brame
e nel mio nappo bever vorrete....
ma del mio grano nessuno ha fame,
ma del mio vino nessuno ha sete.

LASCIATEMI CANTARE

LASCIATEMI CANTARE


E lasciatemi verseggiare!
Voglio rimare,
cantare,
gridare.

Mi voglio arrabbiare,
urlare,sfogare
la rabbia umana.


dov'è la passione
che come un tizzone
brucia l'anima mia?


Perchè non si trova per via?
in treno,al bar,al ristorante,
sulle montagne del mondo,
sul Dente del Gigante,
nel mare profondo,

anzi,no,sulla spiaggia
battuta,carezzata dall'onda,
Oh sguardo sublime che affonda,
che cerca sull'acqua se v'aggia,


bramato,cercato,voluto,
il superlativo assoluto !


Che forse non è manco amore..
ma non ostante il raffreddore,
il caldo,il gelo ,l'odore
del fumo,l'umano fetore,


le nostre imperfezioni amare,
l'antico retaggio del bruto,
sotto la nostra anima in cènere,
primavera di gemme tènere,
v'è la scintilla,la voglia di volare,


di danzare anche l'ultimo tango,
di liberarci del fango,
il desiderio cocciuto,
il potente bisogno,
di respirare
un sogno.


Lasciatemi gridare,
o mi sciolgo nel pianto,
dovessi forse cantare
il mio ultimo canto.


Potessi catturare,
come un re mendicante,
il grande sogno perso,
anche solo per un istante...


con il mio ultimo verso.

sonetto a 13 anni

sonetto a 13 anni


Madonna Luna che nel ciel brillate
mentre la notte oscura la mia via,
s'io vi rimiro voi rinnovellate
nel mio cuore la mia malinconia.
Madonna Luna che sul vostro suolo
portate impressi due teneri amanti,
molcite la tristezza di chi e' solo,
di chi invan tende a sè le mani avanti

Per stringere al suo cuore un altro cuore
perchè sua bocca prema un'altra bocca,
perchè baciando , le sussurri..amore..


E , Monna Luna , se per me non tocca
d'aver legata a un'altra la mia sorte,
fate ch'io n'abbia pace con la morte.



ballata dell' amara saggezza

ballata dell' amara saggezza (dopo i 50)




Com'e' bella gentilezza
che non trovo tuttavia.
Io ti cerco donna mia,
ma non vedo che stranezza.

A che serve un bel cervello ?
A che val l'alma che vola ?
Se migliore d'un bel core
e' stimato il culatello ?
(pregiata forma di prosciutto)


Bacco beve e si consola.
Goda Arianna col suo bello.
E il saper leggere e scrivere ?
Meglio fia imparare a vivere !
Del doman non v'e' certezza
buon Lorenzo ci ammonia.
Oggi seguo senza intoppi,
la teoria


d'Epicuro ,e godo l'uovo
d'oggi ,e vivo in modo nuovo,
...e che la gallina scoppi...!

METEORE

METEORE


Nella notte , respiro infinito,
nell'universo stellato,
solchi di luce,tracce di destini incrociati,
assoluti,assurdi,
dove tutto e' scritto
e nulla si può leggere
meteore ,ignare del loro destino,
vengono da tempi indicibili ,lontani,
da spazi incommensurabili,da folli
battiti d'ala che mutano le sorti
delle galassie ....
due rotte che si incrociano,
si fondono,si rompono
in milioni di scintille d'amore
figlie del caso,del caos,
lampi,attimi eterni
nella notte cosmica,
Dove l'esistente è il padre
del tempo
e il nulla è madre dell'infinito.
E lo spirito è figlio della carne
partorita dall'energia.
echi di musiche mai sentite,
angeli,flicorni,languori,
passioni,luci,
esplosioni dell'io tutto nel mistero
vuoto del cosmo, atomi,
di morte,
di vita.
stelle voraci , energia ,niente.
tutto.

NON SENSE IN TOSCANA

NON SENSE IN TOSCANA

I cipressi che a Bolgheri alti e schietti
van da San Guido in duplice filar,
a Bolgheri arrivati,si son detti
"or non sappiamo proprio cosa far,"

Versilia solatia , 'si dolce e cheta,
stare in Toscana,quale lieta festa :
con gli occhi chiusi poi,farsi una seta,
mentre frusciando tu mi baci lesta.
Movansi la Gorgona e la Capraia
e vadano le capre a pascolar,
tùrino l'Arno e le pisane a staia
facciano il bagno a Pisa e non al mar.

Il ritorno dei Medici a Firenze,
fe' molta gente tosto risanar.
Si diede quindi fondo alle forcine
da perdere sco..ndo alle Cascine.

Diceva Dante "Il meglio l'ovo vale
se tu non scordi di condir col sale."
ma poi si contraddisse pure lui
dicendo "Sa di sal lo pane altrui."

Al Forte poi ,si sa, tutto rimane
quasi che al tempo lì non fia passare;
Puoi veder Michelangiolo nuotare
col guardo perso sulle cave apuane.

Puoi vedere gli Agnelli far le mode
meglio di tutti quanti gli stilisti.
Classe è pestargli i calli ,e ci si gode,
come se proprio non l'avessi visti.

In Toscana ci andai con Mara e Vanni
e noi tentammo acculturarla. Indarno,
ch'ella vedeva in ogni fiume , l'Arno,
e vi voleva risciacquare i panni.

Un giorno traversando un'acqua chiara,
un galoppo di bestie e di persone
udimmo."Cara mia questo è l'Ombrone:
a me mi pare la Maremma,Mara".

Sui monti c'imbattemmo in un pastore
che producea formaggi molto grossi,
pascolando capron fra valli e dossi.
Ei subito ci chiese un gran favore.

Ci diede un cacio di circonferenze
'si grandi che la luna si oscurò:
"Mi porta 'sto cacione giù a Firenze?
quando ripassa la compenserò".

Bighellonando ci trovammo sotto
l'ombra bella del campanil di Giotto.
Santa Maria del Fior promise affreschi
ed andammo a pregar dal Brunelleschi.

Fu l'orazione per la scienza e l'arte.
E poi che dipingette i sanfranceschi
il primo "credo" fu per Cimabue.

Il secondo a Leonardo, che sue carte,
lo dicono valente in tutte e due.
Benchè sia nato a Pisa,lo cor meo
elevava un pensiero a Galileo
e siccome ho nell'anima anche quello,
dissi una prece per fra' Paolo Ucello.

Vi recitammo pure due rosari
sgranandoci le vite del Vasari.

Ed usciti,intonammo una canzona,
augurando ogni bene a suor Simona..
no?Non la conoscete? Eppur ci dona
d'amore i più preziosi e dolci frutti.

....?!

Lo sapevo...la conoscete tutti.

COMèTA

COMèTA


Dove sei,fulgore
dai lunghi capelli di seta,
comèta,
che nel rumore
dell'ultima notte
dell'anno,
le nostre rotte
sfiorammo ?


Nella danza le tue mani,
voli di colombi bianchi.
Disegni strani,
i tuoi fianchi.
Vaso di profumo,splendore,
perchè ti ho lasciata
così sigillata,
senza ascoltare il tuo odore?


Anche il guerriero migliore
può non giocar la partita.
Più forte il terrore,
più forte la preda è ambìta.


Come d'autunno dagli alberi le foglie
il vento spazza e raccoglie,
la notte ti ha portata via.


Non valse cercar la tua scia,
rimpianto dell'anima mia.

JAUFRè RUDEL

La tradizione vuole che il poeta Jaufrè Rudel si sia innamoratro di una donna senza averla mai vista, Melisenda, e che per lei abbia scritto le sue opere.per incontrarla, partecipa alla seconda Crociata, ma si ammala durante il viaggio. sarebbe morto sulla spiaggia di Tripoli nelle braccia della contessa,al cui marito ere venuta a noia,e che lui tanto amava, avvertita dell'arrivo del poeta morente.




JAUFRè RUDEL


D'Amor Cortese ,indomito,io sono il paladino
e s'altri sen va in Africa per ricavar bottino,
io ver non faccio guerre per conquistare terre,
Sol per amor di Venere,rischio d'andare in cenere.

Perciò col mio vascello vo' traversando il mare
ed i miei dolci palpiti,non cesso di cantare.
Della terra di Francia lasciata ho la mia rocca
e già sento il profumo di questa bella gno...


Etcì...mannaggia il diavolo,m'ha colto il raffreddore
Se fosse una crociera,sarebbevi il dottore.
Invece ,accidentissimo,codesta è una crociata:
vuoi veder che mi piglio una bella fregata?


Adesso ,via piccione,ti avverto Melisenda.
Speriam che vada in porto codesta mia faccenda.
Ecco la spiaggia asiatica,però mi sento male.
Mi s'ammoscia la lancia e arriva il dì fatale.

Per fortuna al poeta non piacciono i finali
che orrendi si concludono con tristi funerali.
Perciò caro Pensiero_Stupendo,fà qualcosa
che renda ritto il bìschero ,senza spina la rosa.


La dolce Melisenda,letto ch'ebbe il piccione,
lesta recossi al medico,ardendo di passione.
Rhazes ,il miglior medico arabo dei suoi dì,
era vicin di casa,viveva proprio lì.


Prescrive il dotto islamico grattar la muffa al pane
e nel seder ficcarne una supposta immane.
Che in dose violentissima i verdi pennicilli
ammazzeranno i micobi e renderanno arzilli.


Or giunge il bardo amato e quando fu sbarcato,
vien,con sua malavoglia,a forza suppostato.
Però non falla il medico e,finita la cura,
il buon Goffredo sorge ; è ritto a dismisura.


Di gioia a Melisenda s'illumina la faccia,
il core suo s'accende,lo prende fra le braccia.
D'amore canta il bardo,ma lei lo fà tacere
"Fia meglio usar la lingua per dare altro piacere"
E ,per farvela breve,Jaufrè snudò sua lama
e il duel fu all'altezza della sua bella fama.
Spossata ma felice era la bella dama
e il crociato attendeva di rinverdir la brama.


E il crociato aspettava di rinnovar l'assalto
che ritrovato aveva il suo più bello smalto.

Dottissimo Rhazes,Ippocrate ,Galeno
fate che nostre forze giammai vengano meno,
il fardello d'Amore sempre possiam portare
e mai non ci abbandoni la gran voglia d'amare.
PAZZIA POETICA CON DIZIONARIO



 a coloro che fanno poesia senza rima,




La ciclopica , incorporea immagine di te
urla nell'anima mia la canzone della mia
giovinezza.Maggio odoroso di fieni falciati
che maturano al sole......potere che tiene in
ostaggio gli odori del bivacco , orifiamma,
origano,orifizio,seme ultimogenito..guarda,
galantuomo , il cercine sul mio capo censura
cernecchi,pensieri di strega.La cocca di un
Cupìdo clemente si tende ,codolo pietoso e ti lancia
il dardo fatale,l'epicarpo trafigge,la noce spezza,
fattura alla fattucchiera, fetente feticcio di
feudale servaggio ,e splende adesso la luce perpetua
d'Amore fidato,fienagione finale di desideri a lungo
sperati,
complice fìgaro,figge Eros la freccia,letale ,sinistra al
cor duro,ma, qual destra Diana, inietta benefico farmaco al
cor che a bullo armato non perdona e qal lenza sottile
il leone conduce al lenzuolo ,ne lava il lezzo,e
finalmente l'illumina d'incenso.

nostalgia di mezza estate

nostalgia di mezza estate 12.12.2007 21:36


Se quando ti degni mi scrivi

solo messaggi evasivi,
parole come quelle

che uscisti a vedere le stelle

come fece dante alighieri.

 
Se son sortito dai tuoi pensieri,
se ti faccio tanta paura

da rifugiarti nella natura,

se san lorenzo non molla comete

e non ti dona speranze liete,

deh..lascia l'oggi , ritorna all' ieri

e dilli a me i tuoi desideri.

ORFEO ED EURIDìCE

un giorno la bellezza di Euridice fece ardere il cuore di Aristeo che si innamorò di lei. La ninfa ,già sposa di Orfeo,per sfuggirgli, si mise a correre ma ebbe la sfortuna di calpestare un serpente che la morsicò, provocandone la morte


ORFEO ED EURIDìCE


Guarda che rabbia,qual sorte ria,
aver l'amore e buttarlo via.

Seneca narra che Orfeo cantava
tal che le belve t'innamorava
e l'uccelletti col lor cucù,
perse le forze ,cascavan giù.


Cascava l'aquila,cadeva il tordo,
però il serpente,cribbio,era sordo
e non s'accorge,nella foresta,
che giunge rapida e lo calpesta


col piede ignudo,l'ammaliatrice
la strafighissima ninfa Euridice.
E perciò il rettile,levato un lagno,
lesto le mozzica il bel calcagno.


E' tanto rapido,tanto letale
che pur la corsa all'ospedale
non serve un cavolo,rimedio al morso.
Nulla da fare al pronto soccorso.

Non dice Seneca se ad Aristeo
abbia spaccato la faccia Orfeo.
Di ciò la favola ,ohibò non parla,
ma va all'inferno per ritrovarla.


Sia ch'ebbe Apollo per mastro allato,
sia fosse un poco raccomandato,
'sì tanto val della lira il pondo,
che ottiene torni la bella al mondo.


Però degl'inferi il gran signore,
anzicchè metterla sull'ascensore,
ad Orfeo dice,dopo i saluti,
"se tu la guardi,siete fottuti.

Eccoti resa tua dolce fiamma,
e tante cose a babbo e mamma".
Pensa a una beffa di Pluto,Orfeo.
"volesse farmi poi marameo ".
Quindi si gira,come un cretino,
per dare un occhio o un occhiolino.


Paratapùnfete e tot an bot,
come successe alla moglie di Lot,
la ninfa perde l'umor vitale
ed Orfeo resta basìto al sale.


Di questa favola sia la morale:
quando sentite che spirto vitale
pervade i lombi,prima delusi,
amate,amate, ad occhi chiusi.







picun deghe cianin

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IL TORMENTO E L'ESTASI

IL TORMENTO E L'ESTASI


Ajutami un po' tu ,se mai traligno

-così scriveva l'illustre poeta-

Michelangiolo mio da Settignano

che stavi a tu per tu col tuo macigno,

gobbo e sudato,col mazzocchio in mano...



e di Maria 'si nel dolor mansueta,
la Pietà immortalava nella pietra
chè suo tormento era l'ispirazione,

e l'èstasi ,riuscir nella creazione.


Il mio tormento invece è il mal d'amore
e v'è la speme se già v'è il dottore..

posso guarir quando v'è medicina

che gira in tacchi a spillo ed è carina.



Tormentoso è crear con il pennello,
figuriamoci poi con il martello,

e far la corte è piacer/tormentone

e far la ruota come fà il pavone.



Ma quando invece medicina manca

e non vedi nè core nè cervello,

l'anima si deprime e pur si stanca:
ogni istante ti dà dolor novello.



Il tormento è stagione 'sì crudele

che mette in croce e sputi sangue e fiele

e corri e abbranchi l'aria come un folle

e piangi come il cuoco alle cipolle.



Un giorno metti vela alla speranza,

due finte,qualche colpo,una stoccata

come Cirano,un passo o due di danza,

ma poi t'informa il cor che non è andata.



E il tormento riprende a cavalcare,

ti tiene al laccio e ti sa trascinare.

Di tue ferite poi fà visibilio

come d'Ettorre Achille intorno ad Ilio.



Ma qual dolcezza v'è nel primo abbraccio,

tuffarsi nell'odor dei suoi capelli...

leccare il viso suo,piacer mi faccio

e cercar piano piano i suoi labbrelli.


Sentir conforto nel calor del fiato
e bussar col respiro alla sua bocca,

dischiude il labbro:l'emozion mi tocca

del dolce vino suo che ho vagheggiato.

Un assaggino,come un sommellier
un sorso solo,ma la sete assale

entrambi, ed un si fa il pensier:

nutrir l'un l'altra di linfa vitale.

E poi sapete come il fatto vada

dentro la zona vietata ai minori

quindi non seguo più codesta strada

perchè non voglio incappar nei censori.



Ma l'èstasi ragazzi,quale bomba,

quale profondo pozzo e quale volo,
che tu senti degli angeli la tromba
e ti sembra una nuvola il lenzuolo.


E galleggi in un cielo tutto rosa
abbracciato al calor della tua sposa

(si fà per dir)poi vanno i tuoi pensieri

agli amanti che al vento van leggeri

Francesca e Paolo che il destino lega

là nell'inferno,ma chi se ne frega,

ch'essi sono cotanto innamorati
che il giudice supremo li perdona,
e pure se alle pene son dannati,
la lor condotta ormai l'ha condonati
e l'èstasi giammai non li abbandona.

Se voleste estasiare l'alma mia,

v'accolgo a braccia aperte, e così sia !

PROFUMO DI DONNA

PROFUMO DI DONNA




Prendevano il te della festa,
giocavan canasta le amiche di nonna
e sotto il gran tavolo antico
che ancor non sfiorava mia testa
sentivo profumo di donna
venirmi da sotto ogni gonna
e farsi ogni volta più amico,
più usuale,
toccarmi ogni corda animale,
cantarmi di un dolce gioire,
parlarmi con tono leggero
di un grande mistero
che stavo lì lì per scoprire,
di un mondo insoluto
che ancor non capivo,
dal quale venivo,
del quale avea sempre saputo.
Incenso
del rito
più antico
lo penso,
cui l'uomo
men domo
dell'oggi
e di ieri
sacrifica
più volentieri.

il mio povero nasino

il mio povero nasino



non è più così piccino.


S' è ingrossato a mano a mano


similmente alle colonne ,


come quello di Cirano...


sbatacchiando nelle.... donne

IL DECIMO LEBBROSO

La gratitudine è la più squisita forma di cortesia. (François de la Rochefoucauld)


La gratitudine non esiste in natura; per conseguenza è inutile pretenderla dagli uomini. (Cesare Lombroso)


Forse la gratitudine è il parametro della grandezza umana. (Adolfo L'Arco)


La gratitudine e il frumento crescono solo in buon terreno.






IL DECIMO LEBBROSO






Fine di settembre,quando la spiaggia ritorna nostra,e la gloria della natura sembra essere lì solo per noi.


Sto pasticciando con ami e lenze godendomi la carezza calda del sole che barbaglia nel mare.


L'unico altro inquilino della battigia,è un gabbiano grosso come un'aquila.Mi guarda di sottecchi,pronto a spiccare il volo al minimo segno di ostilità.


Frugo tra la mia roba e gli lancio un pezzo di pane ; lo acchiappa lesto e decolla immediatamente,forse per tema che qualcuno esiga una parte di quel buon boccone.


Chi non vuole mangiare ,invece,sono i pesci.


Me ne sto lì,attaccato alla canna,senza pensieri,dimentico dello scorrere del tempo,cullato dallo sciabordio dell'acqua,pago della grandiosità silente della natura che mi circonda.


Ma ,all'improvviso,qualcosa cattura la mia attenzione.Dalla macchia bruno verde dell'isola,un puntolino bianco diventa sempre più grande,grande,grande come un'aquila...e perbacco,se non punta dritto verso di me.Ehi!...càpperi mi sta proprio volando addosso,attenzione!,ma che cav...


All'ultimo momento ,prima di centrarmi in pieno,il gabbiano kamikaze cabra verso il cielo ,vira a destra e riguadagna il largo...ma intanto..plop! , qualcosa mi cade ai piedi.


Ecchemivengaun....è proprio un granchio,fresco,fresco...appena pescato.





I BAMBOCCIONI

I BAMBOCCIONI







I veri bamboccioni sono rari


e non son certo i poveri precari,


e nemmeno così sìano chiamati


quei che il sistema fà disoccupati,






ma tutti gli Amministratori Delegati


che fanno quel mestiere,lo si sa,


perchè i loro Onorevoli Papà


son Presidenti in grasse società.






Oppure i portaborse a vario titolo


e forse i nipotini del Capitolo,


gli amici degli amici,in modo acritico,


e i foraggiati al merito politico,






che dove mangia il Lupo,anche il lupetto


di carne umana trova il suo pezzetto.



ELOGIO DELLA PAZZIA

ELOGIO DELLA PAZZIA

A svelare il mister dell'universo
per un po' mi son perso.
Che fanno questi ammassi
di materia e di sassi,
e queste palle gialle
che l'idrogeno,
sintetizzano in elio,
dispetto all'evangelio,
e per i cieli a spasso
vanno senza far chiasso
a braccetto agli dei,
ai tuoi,ai suoi,ai miei?
A quei degli zulù
e del tempo che fù,
e a quelli che più in là
l'uomo s'inventerà
per potere sperare
che lui non morirà?

Chè s'egli s'ebbe in sorte
la nostra corporal sorella morte,
invero vi comunico
che avrei gradito essere figlio unico.

Per un poco ho sognato
di prendermi lo pondo
di trasmutare il mondo,
ma poi mi son destato.

Confesso che ho vissuto
e di gioie e dolor,
per forza e per amor,
messe ho mietuto.

Oggi col mio giochino,
mi sto come un bambino,
per terra,tutto intento
al mio divertimento,
nè altro mondo desidero o pavento
che sia più grande del mio pavimento,
senza nè odiare e senza tenerezza
per chi mi batte e per chi mi carezza.

E dagli e dagli,ben mi sono persuaso
sia meglio non veder di là del naso.
chè ,come il mio porcello,
vive felice,ignar del culatello,

io vorrei far d'ogni pensiero a meno,
e ,come un folle,vivere sereno.

DIVIETO DI CORAGGIO

DIVIETO DI CORAGGIO




Chi mai lo può vietare ?
Non è certo la fifa
che inver ti sa fermare.


Femmina nella mente,
forse a bloccarti vale
quel guardiano potente
ch'è il dovere morale.


O forse non c'è tempo,
nei vòrtici di vita,
di giocar nel contempo
qualche bella partita.


Eppur Pentèsilea
pur d'impugnar l'accetta,
dicono i libri classici,
che si tagliò la tetta.

Tremando, Muzio Scevola,
temendo dal sovrano
sorte peggior,malevola,
lui s'abbruciò la mano;


tremando il re Porsenna
andò cercando scampo,
come coniglio,rapido,
di Roma lasciò il campo.


L'eroico Pietro Micca
temea per la pelliccia:
nell'armeggiar febbrile
giù gli cascò la miccia
diritta nel barile.


E perfino Platone
non fu così zuccone
da non tagliarsi via
dalla filosofia
dell'opre sue preclare,
il tempo per amare.

E tu diletta amica
ricevi il mio messaggio:
vita passa e non dura,
s'è vietato il coraggio,
tu fallo per paura.

all'amata che non si cura di noi

all'amata che non si cura di noi 12.12.2007 21:21


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Gentile Dama

Gentile Dama
i tuoi desideri
son ordini dolci per noi
siam lieti e fieri
di essere tuoi cavalieri
e di pugnare se tu lo vuoi
con mazza o spada
per ogni contrada ,
La lancia in resta
e l'elmo in testa ,
sarà una festa .
Cervel protetto
che detta versi
al core in petto
e l'asta tesa
ber ben godersi
più bella impresa.
Certo io mi spiego
bandiera al vento
e non lo nego
ma son contento.

ACQUA

Laudato si', mi' Signore, per sor Aqua,



la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.


"Solo quando l'ultimo fiume sarà prosciugato, l'ultimo albero tagliato, l'ultimo animale ucciso, solo allora capirete che non si può mangiare denaro" ...

ACQUA


Oh che bel mìngere,che bello bere,
la dolce pioggia stare a vedere.
Dalla finestra del salottino,
bagnar le rose del mio giardino.


Là sopra i campi scende fruttifera
e ci rimpingua la falda acquifera.
Lava le macchine e strade e piazze;
d'ogni sporcizia leva le chiazze,


e cicche e sputi dei cittadini,
residui organici dei .......ini,
che in terra italica vivon l'addiacci,
persi dell'africa i caldi abbracci.


E' multo humile pretiosa et casta,
ma fino a quando vergine resti,
è imprevedibile che ,nol diresti,
ma voglion fotterla,metterla all'asta,


per poi rivenderla ,certi maggnaccia.
Cosicchè avremo poi chi la spaccia
di sera al parco,di contrabbando,
marchi e brevetti tosto gabbando.


Non sarà dunque più lo Champagne
ma l'acqua pura delle montagne
che t'offre agli ospiti ricco Epulone...
Làzzaro beve dallo sciaquone.

ANDROCLO E LA LEONESSA DI SAMARIA

ANDROCLO E LA LEONESSA DI SAMARIA
(sonetto con la coda)


Qui non si narra d'Androclo che buoni
faceva star nel Circo perfino li leoni ,
perchè da gratitudine non scampa
chi ti leva una spina dalla zampa.


Si parla invece d'una leonessa
che zoppa , miagolava nella ressa
degli altri che volevano maggnalla
ed essa scongiurava d'ajutalla..

La spina le ho levata prontamente
e delicatamente l'ho curata
poi , deficiente , a casa l'ho portata ,
ma quando ha avuto fame , immantinenti


tutta la ciccia mia se l'è magnata ,
e con la spina s'è pulita i denti.

MORALE della leonessa:
Siccome agisce di sua propria mano
e per levarsi la soddisfazione
d'aiutar delle povere persone ,
nulla è dovuto al Buon Samaritano !


(da un antico graffito rinvenuto durante una gita fra le rocce del deserto di Samaria
da Lucio Domizio Enobirbo e Lawrence d' Ahcherrabbia ).

LA POPA SE NE VA

LA POPA SE NE VA


Non allarmatevi,per carità.
Controllate l'emozione
La popa credetemi,per chi non lo sa
non è una bimba;è una dolce canzone.


La cantavo al mio bambino
già dentro la pancia della sua mamma.
La sussurravo vicino al lettino
perchè gli facesse da ninna nanna.


E la lasciavo vibrare leggera
sul letto grande di lucido pino.
Nella penombra della sera
s'addormentavano mamma e piccino.


Quando il dolore bagnava la faccia
e non poteva lo sguardo parlare
solo la popa lì tra le mie braccia
sapeva ascoltarlo e le nubi scacciare.


"Papà stasera con te vorrei
-dice-dormire" e mi scivola accanto
ed io che in core ho quel tempo felice
intono ancora quel dolce canto.


"Papà,ti prego,dormiamo presto"
prega e si stringe a me piu vicino.
Io la canzone interrompo un po' mesto
ma guardo crescere il mio bambino.


Con tanti gnomi,con fate e folletti
anche la popa cosi se ne va.
La cara amica ora cerca altri letti
a cui donare tranquillità.

Ma cavaliere dalla barba bianca
teneramente la tengo al mio braccio
e quando l'anima si sente stanca,
la canto ancòra e...la nanna mi faccio.

SALLY

Sally ha preso un sacco di botte.



Sally ha le ossa rotte.


Ciononostante pare


che voglia o debba continuare a camminare.


Sally è splendida dietro gli occhiali neri


Sally non pensa...un mucchio di pensieri.


Sally ha mangiato un'ostrica andata a male


e quando ne vede una sta male,è naturale.


Per curarsi passeggia sulla spiaggia senza frutti


e non vede nessuno anche se ci sono tutti.


Alterna le tempeste a tramonti marini,


guarda gli occhi dei gatti e i salti dei delfini.


Certo vorrà la quiete dopo tanti malanni;


meglio stare un po' in porto e riparare i danni.


Ma un giorno guarda un'ostrica e invece di tremare


le riprende la voglia ancor di navigare.


Certo non è più un mozzo pieno di meraviglia:


ora può comandare financo una flottiglia.


Ora può andar sicura in cerca del tesoro


o su una spiaggia bianca a cercare ristoro.


Sotto le palme verdi può stare a riposare


e ascoltare serena i sussurri del mare.


Udrà ancora il muggito verde delle tempeste,


salterà ancor la nave dell'onde sulle creste


O forse un dio gentile i venti le darà


e a un'isola felice approdar la farà.

METEORE

METEORE


Nella notte , respiro infinito,
nell'universo stellato,
solchi di luce,tracce di destini incrociati,
assoluti,assurdi,
dove tutto e' scritto
e nulla si può leggere
meteore ,ignare del loro destino,
vengono da tempi indicibili ,lontani,
da spazi incommensurabili,da folli
battiti d'ala che mutano le sorti
delle galassie ....
due rotte che si incrociano,
si fondono,si rompono
in milioni di scintille d'amore
figlie del caso,del caos,
lampi,attimi eterni
nella notte cosmica
Dove l'esistente è il padre
del tempo
e il nulla è madre dell'infinito.
E lo spirito è figlio della carne
partorita dall'energia.
echi di musiche mai sentite,
angeli,flicorni,languori,
passioni,luci,
esplosioni dell'io tutto nel mistero
vuoto del cosmo, atomi,
di morte,
di vita.
stelle voraci , energia ,niente.
tutto.