30 ott 2011
25 ott 2011
RIMPIANGERAI
Noi che siamo amati .... Noi ti abbiamo dimenticato
Tu non dimenticarci .... Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci diventare gelidi .... Anche se molto lontano sempre
E non importa dove .... Dacci un segno di vita
Molto più tardi ai margini di un bosco .... Nella foresta della memoria
Alzati subito .... Tendici la mano .... E salvaci.
(J.Prèvert)
RIMPIANGERAI
Rimpiangerai
i miei occhi che adesso tu non vuoi,
pieni d'amore e d'odio e di lacrime vere:
ma sono i soli che possono vedere
oltre i fili dei tuoi capelli bianchi,
oltre i tuoi seni stanchi,
la bellezza
della giovinezza
quando contro il mondo ,in duello
combattevamo ,alleati,
per avere il nostro castello
e bimbi non ancora nati.
Non troverai nelle pupille
di nessun altro,le faville
che sprizzavano dal nostro fuoco
nel nostro nuovo,antico gioco.
Con tenacia abbiamo edificato,
e con tenacia distrutto.
Qual lutto!
Ma le nostre frecce,hanno lasciato
l'arco,e volano in cerca di gloria.
Nella foresta della memoria,
il nostro amore,disperato,
come l'asino di Prèvert,testardo,
ultimo forte e baluardo,
paziente attende che lo invochiamo,
che la mano tendiamo....
Chè solo io posso vedere
nelle tue pupille nere
nei tuoi occhi un po' velati,
i giorni gloriosi,i giorni beati,
quando nel giardino silvestre,
nel pararadiso terrestre,
con gioia selvaggia e sbigottita,
piantavamo l'albero della vita.
Tu non dimenticarci .... Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci diventare gelidi .... Anche se molto lontano sempre
E non importa dove .... Dacci un segno di vita
Molto più tardi ai margini di un bosco .... Nella foresta della memoria
Alzati subito .... Tendici la mano .... E salvaci.
(J.Prèvert)
RIMPIANGERAI
Rimpiangerai
i miei occhi che adesso tu non vuoi,
pieni d'amore e d'odio e di lacrime vere:
ma sono i soli che possono vedere
oltre i fili dei tuoi capelli bianchi,
oltre i tuoi seni stanchi,
la bellezza
della giovinezza
quando contro il mondo ,in duello
combattevamo ,alleati,
per avere il nostro castello
e bimbi non ancora nati.
Non troverai nelle pupille
di nessun altro,le faville
che sprizzavano dal nostro fuoco
nel nostro nuovo,antico gioco.
Con tenacia abbiamo edificato,
e con tenacia distrutto.
Qual lutto!
Ma le nostre frecce,hanno lasciato
l'arco,e volano in cerca di gloria.
Nella foresta della memoria,
il nostro amore,disperato,
come l'asino di Prèvert,testardo,
ultimo forte e baluardo,
paziente attende che lo invochiamo,
che la mano tendiamo....
Chè solo io posso vedere
nelle tue pupille nere
nei tuoi occhi un po' velati,
i giorni gloriosi,i giorni beati,
quando nel giardino silvestre,
nel pararadiso terrestre,
con gioia selvaggia e sbigottita,
piantavamo l'albero della vita.
7 mar 2011
il principe ranocchio
Chétati e non piangere, - rispose il ranocchio, - ci penso io; ma che cosa mi darai, se ti ripesco il tuo balocco?
- Quello che vuoi, caro ranocchio, - diss'ella, - i miei vestiti, le mie perle e i miei gioielli, magari la mia corona d'oro.
Il ranocchio rispose: - Le tue vesti, le perle e i gioielli e la tua corona d'oro io non li voglio: ma se mi vorrai bene, se potrò essere il tuo amico e compagno di giochi, seder con te alla tua tavolina, mangiare dal tuo piattino d'oro, bere dal tuo bicchierino, dormire nel tuo lettino: se mi prometti questo; mi tufferò e ti riporterò la palla d'oro.
IL PRINCIPE RANOCCHIO
Disse la principessa :"mannaggia,la mia palla,
la palla tanto amata,dorata e tutta gialla,
dentro l'acqua è caduta della fonte in giardino
Io mi sento perduta,priva del mio giochino.
E triste singhiozzava finchè s'udì un cra-cra
e lui si presentava : Ser Ranocchio! son qua.
Per difendere i deboli e consolar le belle
m'han fatto cavaliere di fonti e di cannelle.
Oh dolce ser Ranocchio-pregò la Principessa-
trovatemi le palle e vi faccio promessa
ori ,perle e gioielli ,di darvi in guiderdone
anzi,vo' rovinarmi,pure le mie corone.
Non bramo le ricchezze oh mia cara fanciulla.
I dollari e gli yen per me non sono nulla;
Amor vorrei che fosse, e in core la passione,
tal che si desiasse il mio color verdone.
Ma sol ,come Goffredo il bardo innamorato,
un bacio inver ti chiedo e morirò beato.
Promette la birbetta ed egli inver s'immerge
poi con la palla in bocca,dal fango dritto s'erge.
Prende il gioco la bella e un bacio gli disfiora
ed a quel punto un brivido le volge le interiora.
E pouf...in una nuvola di fumo ,un'esplosione
e qualcuno trasmutasi,col botto d'un cannone.
Una strega gelosa,al party trascurata,
il dì della sua nascita s'era molto arrabbiata
e la bella ranocchia,figlia del Re del Lago
in scialba Principessa ti mutò per divago.
Prevedea l'incantesimo di questa sciagurata,
che sol bacio d'amore l'avria ritrasformata,
ed or di fronte al Principe Ranocchio,il più figone,
sta una Rana Reale d'un bel color verdone.
Lieti d'Amore portano la nuova a babbo e mamma
tuffandosi nell'onde d'un tramonto di fiamma.
E , come il salmo , in gloria finisce la novella.
Di tremila girini nei fossi si favella.
Se state mal da singoli,recatevi a pescare.
Sulla riva d'un fosso provate a lacrimare.
Le vostre belle palle ,d'aver perduto,dite.
Senza smorfie baciate le Rane d'Afrodìte.
- Quello che vuoi, caro ranocchio, - diss'ella, - i miei vestiti, le mie perle e i miei gioielli, magari la mia corona d'oro.
Il ranocchio rispose: - Le tue vesti, le perle e i gioielli e la tua corona d'oro io non li voglio: ma se mi vorrai bene, se potrò essere il tuo amico e compagno di giochi, seder con te alla tua tavolina, mangiare dal tuo piattino d'oro, bere dal tuo bicchierino, dormire nel tuo lettino: se mi prometti questo; mi tufferò e ti riporterò la palla d'oro.
IL PRINCIPE RANOCCHIO
Disse la principessa :"mannaggia,la mia palla,
la palla tanto amata,dorata e tutta gialla,
dentro l'acqua è caduta della fonte in giardino
Io mi sento perduta,priva del mio giochino.
E triste singhiozzava finchè s'udì un cra-cra
e lui si presentava : Ser Ranocchio! son qua.
Per difendere i deboli e consolar le belle
m'han fatto cavaliere di fonti e di cannelle.
Oh dolce ser Ranocchio-pregò la Principessa-
trovatemi le palle e vi faccio promessa
ori ,perle e gioielli ,di darvi in guiderdone
anzi,vo' rovinarmi,pure le mie corone.
Non bramo le ricchezze oh mia cara fanciulla.
I dollari e gli yen per me non sono nulla;
Amor vorrei che fosse, e in core la passione,
tal che si desiasse il mio color verdone.
Ma sol ,come Goffredo il bardo innamorato,
un bacio inver ti chiedo e morirò beato.
Promette la birbetta ed egli inver s'immerge
poi con la palla in bocca,dal fango dritto s'erge.
Prende il gioco la bella e un bacio gli disfiora
ed a quel punto un brivido le volge le interiora.
E pouf...in una nuvola di fumo ,un'esplosione
e qualcuno trasmutasi,col botto d'un cannone.
Una strega gelosa,al party trascurata,
il dì della sua nascita s'era molto arrabbiata
e la bella ranocchia,figlia del Re del Lago
in scialba Principessa ti mutò per divago.
Prevedea l'incantesimo di questa sciagurata,
che sol bacio d'amore l'avria ritrasformata,
ed or di fronte al Principe Ranocchio,il più figone,
sta una Rana Reale d'un bel color verdone.
Lieti d'Amore portano la nuova a babbo e mamma
tuffandosi nell'onde d'un tramonto di fiamma.
E , come il salmo , in gloria finisce la novella.
Di tremila girini nei fossi si favella.
Se state mal da singoli,recatevi a pescare.
Sulla riva d'un fosso provate a lacrimare.
Le vostre belle palle ,d'aver perduto,dite.
Senza smorfie baciate le Rane d'Afrodìte.
9 lug 2010
PREGHIERA A CUPIDO
PREGHIERA A CUPIDO
Aiutami un po' tu , piccolo iddio
che voli a tuo piacer con frecce ed arco.
Io t'offro il petto e tu cogli il cor mio
e fa' che batta ancor , pur d'anni carco
Che su mia scorza ho tante cicatrici
d'orribili ferite , in abbondanza ,
fatte dai miei destin che fur nimici ,
per cui n'uscì la pace e la speranza.
Prega la madre tua darmi passaggio
al tempio suo ch'io possa ancòra scrivere
miei versi di passion. Sappia servire
sopra il suo altar con gioia e con coraggio ,
che senza amore ancor non posso vivere
e non son tanto saggio da morire.
Aiutami un po' tu , piccolo iddio
che voli a tuo piacer con frecce ed arco.
Io t'offro il petto e tu cogli il cor mio
e fa' che batta ancor , pur d'anni carco
Che su mia scorza ho tante cicatrici
d'orribili ferite , in abbondanza ,
fatte dai miei destin che fur nimici ,
per cui n'uscì la pace e la speranza.
Prega la madre tua darmi passaggio
al tempio suo ch'io possa ancòra scrivere
miei versi di passion. Sappia servire
sopra il suo altar con gioia e con coraggio ,
che senza amore ancor non posso vivere
e non son tanto saggio da morire.
RIMPIANGERAI
RIMPIANGERAI
Rimpiangerai
i miei occhi che adesso tu non vuoi,
pieni d'amore e d'odio e di lacrime vere:
ma sono i soli che possono vedere
oltre i fili dei tuoi capelli bianchi,
oltre i tuoi seni stanchi,
la bellezza
della giovinezza
quando contro il mondo ,in duello
combattevamo ,alleati,
per avere il nostro castello
e bimbi non ancora nati.
Non troverai nelle pupille
di nessun altro,le faville
che sprizzavano dal nostro fuoco
nel nostro nuovo,antico gioco.
Con tenacia abbiamo edificato,
e con tenacia distrutto.
Qual lutto!
Ma le nostre frecce,hanno lasciato
l'arco,e volano in cerca di gloria.
Nella foresta della memoria,
il nostro amore,disperato,
come l'asino di Prèvert,testardo,
ultimo forte e baluardo,
paziente attende che lo invochiamo,
che la mano tendiamo....
Chè solo io posso vedere
nelle tue pupille nere
nei tuoi occhi un po' velati,
i giorni gloriosi,i giorni beati,
quando nel giardino silvestre,
nel pararadiso terrestre,
con gioia selvaggia e sbigottita,
piantavamo l'albero della vita.
Noi che siamo amati .... Noi ti abbiamo dimenticato
Tu non dimenticarci .... Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci diventare gelidi .... Anche se molto lontano sempre
E non importa dove .... Dacci un segno di vita
Molto più tardi ai margini di un bosco .... Nella foresta della memoria
Alzati subito .... Tendici la mano .... E salvaci.
(J.Prèvert)
Rimpiangerai
i miei occhi che adesso tu non vuoi,
pieni d'amore e d'odio e di lacrime vere:
ma sono i soli che possono vedere
oltre i fili dei tuoi capelli bianchi,
oltre i tuoi seni stanchi,
la bellezza
della giovinezza
quando contro il mondo ,in duello
combattevamo ,alleati,
per avere il nostro castello
e bimbi non ancora nati.
Non troverai nelle pupille
di nessun altro,le faville
che sprizzavano dal nostro fuoco
nel nostro nuovo,antico gioco.
Con tenacia abbiamo edificato,
e con tenacia distrutto.
Qual lutto!
Ma le nostre frecce,hanno lasciato
l'arco,e volano in cerca di gloria.
Nella foresta della memoria,
il nostro amore,disperato,
come l'asino di Prèvert,testardo,
ultimo forte e baluardo,
paziente attende che lo invochiamo,
che la mano tendiamo....
Chè solo io posso vedere
nelle tue pupille nere
nei tuoi occhi un po' velati,
i giorni gloriosi,i giorni beati,
quando nel giardino silvestre,
nel pararadiso terrestre,
con gioia selvaggia e sbigottita,
piantavamo l'albero della vita.
Noi che siamo amati .... Noi ti abbiamo dimenticato
Tu non dimenticarci .... Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci diventare gelidi .... Anche se molto lontano sempre
E non importa dove .... Dacci un segno di vita
Molto più tardi ai margini di un bosco .... Nella foresta della memoria
Alzati subito .... Tendici la mano .... E salvaci.
(J.Prèvert)
TRISTEZZA
TRISTEZZA
Gira,rigira l'acqua e va via
affonda il gorgo dal rumore strano
ed inghiotte la vita mia
con dolore;fermarla è vano,
Veloci e lenti i giorni miei
senza speranze scorrono giù
e non vale pregare gli dei
quello che fu,non torna più.
Dentro quel gorgo l'amore mio
ogni momento n'annega un poco,
come in un tetro,crudele gioco
miei sogni in pezzi in un turbinìo.
Quel che potrebbe esser, non vole
destin crudele che così sia
e cerco l'aria e cerco il sole
ma non mi scalda la sorte ria.
L'ultimo pane spezzare ho brame
e nel mio nappo bever vorrete....
ma del mio grano nessuno ha fame,
ma del mio vino nessuno ha sete.
Gira,rigira l'acqua e va via
affonda il gorgo dal rumore strano
ed inghiotte la vita mia
con dolore;fermarla è vano,
Veloci e lenti i giorni miei
senza speranze scorrono giù
e non vale pregare gli dei
quello che fu,non torna più.
Dentro quel gorgo l'amore mio
ogni momento n'annega un poco,
come in un tetro,crudele gioco
miei sogni in pezzi in un turbinìo.
Quel che potrebbe esser, non vole
destin crudele che così sia
e cerco l'aria e cerco il sole
ma non mi scalda la sorte ria.
L'ultimo pane spezzare ho brame
e nel mio nappo bever vorrete....
ma del mio grano nessuno ha fame,
ma del mio vino nessuno ha sete.
LASCIATEMI CANTARE
LASCIATEMI CANTARE
E lasciatemi verseggiare!
Voglio rimare,
cantare,
gridare.
Mi voglio arrabbiare,
urlare,sfogare
la rabbia umana.
dov'è la passione
che come un tizzone
brucia l'anima mia?
Perchè non si trova per via?
in treno,al bar,al ristorante,
sulle montagne del mondo,
sul Dente del Gigante,
nel mare profondo,
anzi,no,sulla spiaggia
battuta,carezzata dall'onda,
Oh sguardo sublime che affonda,
che cerca sull'acqua se v'aggia,
bramato,cercato,voluto,
il superlativo assoluto !
Che forse non è manco amore..
ma non ostante il raffreddore,
il caldo,il gelo ,l'odore
del fumo,l'umano fetore,
le nostre imperfezioni amare,
l'antico retaggio del bruto,
sotto la nostra anima in cènere,
primavera di gemme tènere,
v'è la scintilla,la voglia di volare,
di danzare anche l'ultimo tango,
di liberarci del fango,
il desiderio cocciuto,
il potente bisogno,
di respirare
un sogno.
Lasciatemi gridare,
o mi sciolgo nel pianto,
dovessi forse cantare
il mio ultimo canto.
Potessi catturare,
come un re mendicante,
il grande sogno perso,
anche solo per un istante...
con il mio ultimo verso.
E lasciatemi verseggiare!
Voglio rimare,
cantare,
gridare.
Mi voglio arrabbiare,
urlare,sfogare
la rabbia umana.
dov'è la passione
che come un tizzone
brucia l'anima mia?
Perchè non si trova per via?
in treno,al bar,al ristorante,
sulle montagne del mondo,
sul Dente del Gigante,
nel mare profondo,
anzi,no,sulla spiaggia
battuta,carezzata dall'onda,
Oh sguardo sublime che affonda,
che cerca sull'acqua se v'aggia,
bramato,cercato,voluto,
il superlativo assoluto !
Che forse non è manco amore..
ma non ostante il raffreddore,
il caldo,il gelo ,l'odore
del fumo,l'umano fetore,
le nostre imperfezioni amare,
l'antico retaggio del bruto,
sotto la nostra anima in cènere,
primavera di gemme tènere,
v'è la scintilla,la voglia di volare,
di danzare anche l'ultimo tango,
di liberarci del fango,
il desiderio cocciuto,
il potente bisogno,
di respirare
un sogno.
Lasciatemi gridare,
o mi sciolgo nel pianto,
dovessi forse cantare
il mio ultimo canto.
Potessi catturare,
come un re mendicante,
il grande sogno perso,
anche solo per un istante...
con il mio ultimo verso.
sonetto a 13 anni
sonetto a 13 anni
Madonna Luna che nel ciel brillate
mentre la notte oscura la mia via,
s'io vi rimiro voi rinnovellate
nel mio cuore la mia malinconia.
Madonna Luna che sul vostro suolo
portate impressi due teneri amanti,
molcite la tristezza di chi e' solo,
di chi invan tende a sè le mani avanti
Per stringere al suo cuore un altro cuore
perchè sua bocca prema un'altra bocca,
perchè baciando , le sussurri..amore..
E , Monna Luna , se per me non tocca
d'aver legata a un'altra la mia sorte,
fate ch'io n'abbia pace con la morte.
Madonna Luna che nel ciel brillate
mentre la notte oscura la mia via,
s'io vi rimiro voi rinnovellate
nel mio cuore la mia malinconia.
Madonna Luna che sul vostro suolo
portate impressi due teneri amanti,
molcite la tristezza di chi e' solo,
di chi invan tende a sè le mani avanti
Per stringere al suo cuore un altro cuore
perchè sua bocca prema un'altra bocca,
perchè baciando , le sussurri..amore..
E , Monna Luna , se per me non tocca
d'aver legata a un'altra la mia sorte,
fate ch'io n'abbia pace con la morte.
ballata dell' amara saggezza
ballata dell' amara saggezza (dopo i 50)
Com'e' bella gentilezza
che non trovo tuttavia.
Io ti cerco donna mia,
ma non vedo che stranezza.
A che serve un bel cervello ?
A che val l'alma che vola ?
Se migliore d'un bel core
e' stimato il culatello ?
(pregiata forma di prosciutto)
Bacco beve e si consola.
Goda Arianna col suo bello.
E il saper leggere e scrivere ?
Meglio fia imparare a vivere !
Del doman non v'e' certezza
buon Lorenzo ci ammonia.
Oggi seguo senza intoppi,
la teoria
d'Epicuro ,e godo l'uovo
d'oggi ,e vivo in modo nuovo,
...e che la gallina scoppi...!
Com'e' bella gentilezza
che non trovo tuttavia.
Io ti cerco donna mia,
ma non vedo che stranezza.
A che serve un bel cervello ?
A che val l'alma che vola ?
Se migliore d'un bel core
e' stimato il culatello ?
(pregiata forma di prosciutto)
Bacco beve e si consola.
Goda Arianna col suo bello.
E il saper leggere e scrivere ?
Meglio fia imparare a vivere !
Del doman non v'e' certezza
buon Lorenzo ci ammonia.
Oggi seguo senza intoppi,
la teoria
d'Epicuro ,e godo l'uovo
d'oggi ,e vivo in modo nuovo,
...e che la gallina scoppi...!
METEORE
METEORE
Nella notte , respiro infinito,
nell'universo stellato,
solchi di luce,tracce di destini incrociati,
assoluti,assurdi,
dove tutto e' scritto
e nulla si può leggere
meteore ,ignare del loro destino,
vengono da tempi indicibili ,lontani,
da spazi incommensurabili,da folli
battiti d'ala che mutano le sorti
delle galassie ....
due rotte che si incrociano,
si fondono,si rompono
in milioni di scintille d'amore
figlie del caso,del caos,
lampi,attimi eterni
nella notte cosmica,
Dove l'esistente è il padre
del tempo
e il nulla è madre dell'infinito.
E lo spirito è figlio della carne
partorita dall'energia.
echi di musiche mai sentite,
angeli,flicorni,languori,
passioni,luci,
esplosioni dell'io tutto nel mistero
vuoto del cosmo, atomi,
di morte,
di vita.
stelle voraci , energia ,niente.
tutto.
Nella notte , respiro infinito,
nell'universo stellato,
solchi di luce,tracce di destini incrociati,
assoluti,assurdi,
dove tutto e' scritto
e nulla si può leggere
meteore ,ignare del loro destino,
vengono da tempi indicibili ,lontani,
da spazi incommensurabili,da folli
battiti d'ala che mutano le sorti
delle galassie ....
due rotte che si incrociano,
si fondono,si rompono
in milioni di scintille d'amore
figlie del caso,del caos,
lampi,attimi eterni
nella notte cosmica,
Dove l'esistente è il padre
del tempo
e il nulla è madre dell'infinito.
E lo spirito è figlio della carne
partorita dall'energia.
echi di musiche mai sentite,
angeli,flicorni,languori,
passioni,luci,
esplosioni dell'io tutto nel mistero
vuoto del cosmo, atomi,
di morte,
di vita.
stelle voraci , energia ,niente.
tutto.
NON SENSE IN TOSCANA
NON SENSE IN TOSCANA
I cipressi che a Bolgheri alti e schietti
van da San Guido in duplice filar,
a Bolgheri arrivati,si son detti
"or non sappiamo proprio cosa far,"
Versilia solatia , 'si dolce e cheta,
stare in Toscana,quale lieta festa :
con gli occhi chiusi poi,farsi una seta,
mentre frusciando tu mi baci lesta.
Movansi la Gorgona e la Capraia
e vadano le capre a pascolar,
tùrino l'Arno e le pisane a staia
facciano il bagno a Pisa e non al mar.
Il ritorno dei Medici a Firenze,
fe' molta gente tosto risanar.
Si diede quindi fondo alle forcine
da perdere sco..ndo alle Cascine.
Diceva Dante "Il meglio l'ovo vale
se tu non scordi di condir col sale."
ma poi si contraddisse pure lui
dicendo "Sa di sal lo pane altrui."
Al Forte poi ,si sa, tutto rimane
quasi che al tempo lì non fia passare;
Puoi veder Michelangiolo nuotare
col guardo perso sulle cave apuane.
Puoi vedere gli Agnelli far le mode
meglio di tutti quanti gli stilisti.
Classe è pestargli i calli ,e ci si gode,
come se proprio non l'avessi visti.
In Toscana ci andai con Mara e Vanni
e noi tentammo acculturarla. Indarno,
ch'ella vedeva in ogni fiume , l'Arno,
e vi voleva risciacquare i panni.
Un giorno traversando un'acqua chiara,
un galoppo di bestie e di persone
udimmo."Cara mia questo è l'Ombrone:
a me mi pare la Maremma,Mara".
Sui monti c'imbattemmo in un pastore
che producea formaggi molto grossi,
pascolando capron fra valli e dossi.
Ei subito ci chiese un gran favore.
Ci diede un cacio di circonferenze
'si grandi che la luna si oscurò:
"Mi porta 'sto cacione giù a Firenze?
quando ripassa la compenserò".
Bighellonando ci trovammo sotto
l'ombra bella del campanil di Giotto.
Santa Maria del Fior promise affreschi
ed andammo a pregar dal Brunelleschi.
Fu l'orazione per la scienza e l'arte.
E poi che dipingette i sanfranceschi
il primo "credo" fu per Cimabue.
Il secondo a Leonardo, che sue carte,
lo dicono valente in tutte e due.
Benchè sia nato a Pisa,lo cor meo
elevava un pensiero a Galileo
e siccome ho nell'anima anche quello,
dissi una prece per fra' Paolo Ucello.
Vi recitammo pure due rosari
sgranandoci le vite del Vasari.
Ed usciti,intonammo una canzona,
augurando ogni bene a suor Simona..
no?Non la conoscete? Eppur ci dona
d'amore i più preziosi e dolci frutti.
....?!
Lo sapevo...la conoscete tutti.
I cipressi che a Bolgheri alti e schietti
van da San Guido in duplice filar,
a Bolgheri arrivati,si son detti
"or non sappiamo proprio cosa far,"
Versilia solatia , 'si dolce e cheta,
stare in Toscana,quale lieta festa :
con gli occhi chiusi poi,farsi una seta,
mentre frusciando tu mi baci lesta.
Movansi la Gorgona e la Capraia
e vadano le capre a pascolar,
tùrino l'Arno e le pisane a staia
facciano il bagno a Pisa e non al mar.
Il ritorno dei Medici a Firenze,
fe' molta gente tosto risanar.
Si diede quindi fondo alle forcine
da perdere sco..ndo alle Cascine.
Diceva Dante "Il meglio l'ovo vale
se tu non scordi di condir col sale."
ma poi si contraddisse pure lui
dicendo "Sa di sal lo pane altrui."
Al Forte poi ,si sa, tutto rimane
quasi che al tempo lì non fia passare;
Puoi veder Michelangiolo nuotare
col guardo perso sulle cave apuane.
Puoi vedere gli Agnelli far le mode
meglio di tutti quanti gli stilisti.
Classe è pestargli i calli ,e ci si gode,
come se proprio non l'avessi visti.
In Toscana ci andai con Mara e Vanni
e noi tentammo acculturarla. Indarno,
ch'ella vedeva in ogni fiume , l'Arno,
e vi voleva risciacquare i panni.
Un giorno traversando un'acqua chiara,
un galoppo di bestie e di persone
udimmo."Cara mia questo è l'Ombrone:
a me mi pare la Maremma,Mara".
Sui monti c'imbattemmo in un pastore
che producea formaggi molto grossi,
pascolando capron fra valli e dossi.
Ei subito ci chiese un gran favore.
Ci diede un cacio di circonferenze
'si grandi che la luna si oscurò:
"Mi porta 'sto cacione giù a Firenze?
quando ripassa la compenserò".
Bighellonando ci trovammo sotto
l'ombra bella del campanil di Giotto.
Santa Maria del Fior promise affreschi
ed andammo a pregar dal Brunelleschi.
Fu l'orazione per la scienza e l'arte.
E poi che dipingette i sanfranceschi
il primo "credo" fu per Cimabue.
Il secondo a Leonardo, che sue carte,
lo dicono valente in tutte e due.
Benchè sia nato a Pisa,lo cor meo
elevava un pensiero a Galileo
e siccome ho nell'anima anche quello,
dissi una prece per fra' Paolo Ucello.
Vi recitammo pure due rosari
sgranandoci le vite del Vasari.
Ed usciti,intonammo una canzona,
augurando ogni bene a suor Simona..
no?Non la conoscete? Eppur ci dona
d'amore i più preziosi e dolci frutti.
....?!
Lo sapevo...la conoscete tutti.
COMèTA
COMèTA
Dove sei,fulgore
dai lunghi capelli di seta,
comèta,
che nel rumore
dell'ultima notte
dell'anno,
le nostre rotte
sfiorammo ?
Nella danza le tue mani,
voli di colombi bianchi.
Disegni strani,
i tuoi fianchi.
Vaso di profumo,splendore,
perchè ti ho lasciata
così sigillata,
senza ascoltare il tuo odore?
Anche il guerriero migliore
può non giocar la partita.
Più forte il terrore,
più forte la preda è ambìta.
Come d'autunno dagli alberi le foglie
il vento spazza e raccoglie,
la notte ti ha portata via.
Non valse cercar la tua scia,
rimpianto dell'anima mia.
Dove sei,fulgore
dai lunghi capelli di seta,
comèta,
che nel rumore
dell'ultima notte
dell'anno,
le nostre rotte
sfiorammo ?
Nella danza le tue mani,
voli di colombi bianchi.
Disegni strani,
i tuoi fianchi.
Vaso di profumo,splendore,
perchè ti ho lasciata
così sigillata,
senza ascoltare il tuo odore?
Anche il guerriero migliore
può non giocar la partita.
Più forte il terrore,
più forte la preda è ambìta.
Come d'autunno dagli alberi le foglie
il vento spazza e raccoglie,
la notte ti ha portata via.
Non valse cercar la tua scia,
rimpianto dell'anima mia.
JAUFRè RUDEL
La tradizione vuole che il poeta Jaufrè Rudel si sia innamoratro di una donna senza averla mai vista, Melisenda, e che per lei abbia scritto le sue opere.per incontrarla, partecipa alla seconda Crociata, ma si ammala durante il viaggio. sarebbe morto sulla spiaggia di Tripoli nelle braccia della contessa,al cui marito ere venuta a noia,e che lui tanto amava, avvertita dell'arrivo del poeta morente.
JAUFRè RUDEL
D'Amor Cortese ,indomito,io sono il paladino
e s'altri sen va in Africa per ricavar bottino,
io ver non faccio guerre per conquistare terre,
Sol per amor di Venere,rischio d'andare in cenere.
Perciò col mio vascello vo' traversando il mare
ed i miei dolci palpiti,non cesso di cantare.
Della terra di Francia lasciata ho la mia rocca
e già sento il profumo di questa bella gno...
Etcì...mannaggia il diavolo,m'ha colto il raffreddore
Se fosse una crociera,sarebbevi il dottore.
Invece ,accidentissimo,codesta è una crociata:
vuoi veder che mi piglio una bella fregata?
Adesso ,via piccione,ti avverto Melisenda.
Speriam che vada in porto codesta mia faccenda.
Ecco la spiaggia asiatica,però mi sento male.
Mi s'ammoscia la lancia e arriva il dì fatale.
Per fortuna al poeta non piacciono i finali
che orrendi si concludono con tristi funerali.
Perciò caro Pensiero_Stupendo,fà qualcosa
che renda ritto il bìschero ,senza spina la rosa.
La dolce Melisenda,letto ch'ebbe il piccione,
lesta recossi al medico,ardendo di passione.
Rhazes ,il miglior medico arabo dei suoi dì,
era vicin di casa,viveva proprio lì.
Prescrive il dotto islamico grattar la muffa al pane
e nel seder ficcarne una supposta immane.
Che in dose violentissima i verdi pennicilli
ammazzeranno i micobi e renderanno arzilli.
Or giunge il bardo amato e quando fu sbarcato,
vien,con sua malavoglia,a forza suppostato.
Però non falla il medico e,finita la cura,
il buon Goffredo sorge ; è ritto a dismisura.
Di gioia a Melisenda s'illumina la faccia,
il core suo s'accende,lo prende fra le braccia.
D'amore canta il bardo,ma lei lo fà tacere
"Fia meglio usar la lingua per dare altro piacere"
E ,per farvela breve,Jaufrè snudò sua lama
e il duel fu all'altezza della sua bella fama.
Spossata ma felice era la bella dama
e il crociato attendeva di rinverdir la brama.
E il crociato aspettava di rinnovar l'assalto
che ritrovato aveva il suo più bello smalto.
Dottissimo Rhazes,Ippocrate ,Galeno
fate che nostre forze giammai vengano meno,
il fardello d'Amore sempre possiam portare
e mai non ci abbandoni la gran voglia d'amare.
JAUFRè RUDEL
D'Amor Cortese ,indomito,io sono il paladino
e s'altri sen va in Africa per ricavar bottino,
io ver non faccio guerre per conquistare terre,
Sol per amor di Venere,rischio d'andare in cenere.
Perciò col mio vascello vo' traversando il mare
ed i miei dolci palpiti,non cesso di cantare.
Della terra di Francia lasciata ho la mia rocca
e già sento il profumo di questa bella gno...
Etcì...mannaggia il diavolo,m'ha colto il raffreddore
Se fosse una crociera,sarebbevi il dottore.
Invece ,accidentissimo,codesta è una crociata:
vuoi veder che mi piglio una bella fregata?
Adesso ,via piccione,ti avverto Melisenda.
Speriam che vada in porto codesta mia faccenda.
Ecco la spiaggia asiatica,però mi sento male.
Mi s'ammoscia la lancia e arriva il dì fatale.
Per fortuna al poeta non piacciono i finali
che orrendi si concludono con tristi funerali.
Perciò caro Pensiero_Stupendo,fà qualcosa
che renda ritto il bìschero ,senza spina la rosa.
La dolce Melisenda,letto ch'ebbe il piccione,
lesta recossi al medico,ardendo di passione.
Rhazes ,il miglior medico arabo dei suoi dì,
era vicin di casa,viveva proprio lì.
Prescrive il dotto islamico grattar la muffa al pane
e nel seder ficcarne una supposta immane.
Che in dose violentissima i verdi pennicilli
ammazzeranno i micobi e renderanno arzilli.
Or giunge il bardo amato e quando fu sbarcato,
vien,con sua malavoglia,a forza suppostato.
Però non falla il medico e,finita la cura,
il buon Goffredo sorge ; è ritto a dismisura.
Di gioia a Melisenda s'illumina la faccia,
il core suo s'accende,lo prende fra le braccia.
D'amore canta il bardo,ma lei lo fà tacere
"Fia meglio usar la lingua per dare altro piacere"
E ,per farvela breve,Jaufrè snudò sua lama
e il duel fu all'altezza della sua bella fama.
Spossata ma felice era la bella dama
e il crociato attendeva di rinverdir la brama.
E il crociato aspettava di rinnovar l'assalto
che ritrovato aveva il suo più bello smalto.
Dottissimo Rhazes,Ippocrate ,Galeno
fate che nostre forze giammai vengano meno,
il fardello d'Amore sempre possiam portare
e mai non ci abbandoni la gran voglia d'amare.
PAZZIA POETICA CON DIZIONARIO
a coloro che fanno poesia senza rima,
La ciclopica , incorporea immagine di te
urla nell'anima mia la canzone della mia
giovinezza.Maggio odoroso di fieni falciati
che maturano al sole......potere che tiene in
ostaggio gli odori del bivacco , orifiamma,
origano,orifizio,seme ultimogenito..guarda,
galantuomo , il cercine sul mio capo censura
cernecchi,pensieri di strega.La cocca di un
Cupìdo clemente si tende ,codolo pietoso e ti lancia
il dardo fatale,l'epicarpo trafigge,la noce spezza,
fattura alla fattucchiera, fetente feticcio di
feudale servaggio ,e splende adesso la luce perpetua
d'Amore fidato,fienagione finale di desideri a lungo
sperati,
complice fìgaro,figge Eros la freccia,letale ,sinistra al
cor duro,ma, qual destra Diana, inietta benefico farmaco al
cor che a bullo armato non perdona e qal lenza sottile
il leone conduce al lenzuolo ,ne lava il lezzo,e
finalmente l'illumina d'incenso.
a coloro che fanno poesia senza rima,
La ciclopica , incorporea immagine di te
urla nell'anima mia la canzone della mia
giovinezza.Maggio odoroso di fieni falciati
che maturano al sole......potere che tiene in
ostaggio gli odori del bivacco , orifiamma,
origano,orifizio,seme ultimogenito..guarda,
galantuomo , il cercine sul mio capo censura
cernecchi,pensieri di strega.La cocca di un
Cupìdo clemente si tende ,codolo pietoso e ti lancia
il dardo fatale,l'epicarpo trafigge,la noce spezza,
fattura alla fattucchiera, fetente feticcio di
feudale servaggio ,e splende adesso la luce perpetua
d'Amore fidato,fienagione finale di desideri a lungo
sperati,
complice fìgaro,figge Eros la freccia,letale ,sinistra al
cor duro,ma, qual destra Diana, inietta benefico farmaco al
cor che a bullo armato non perdona e qal lenza sottile
il leone conduce al lenzuolo ,ne lava il lezzo,e
finalmente l'illumina d'incenso.
nostalgia di mezza estate
nostalgia di mezza estate 12.12.2007 21:36
Se quando ti degni mi scrivi
solo messaggi evasivi,
parole come quelle
che uscisti a vedere le stelle
come fece dante alighieri.
Se son sortito dai tuoi pensieri,
se ti faccio tanta paura
da rifugiarti nella natura,
se san lorenzo non molla comete
e non ti dona speranze liete,
deh..lascia l'oggi , ritorna all' ieri
e dilli a me i tuoi desideri.
Se quando ti degni mi scrivi
solo messaggi evasivi,
parole come quelle
che uscisti a vedere le stelle
come fece dante alighieri.
Se son sortito dai tuoi pensieri,
se ti faccio tanta paura
da rifugiarti nella natura,
se san lorenzo non molla comete
e non ti dona speranze liete,
deh..lascia l'oggi , ritorna all' ieri
e dilli a me i tuoi desideri.
ORFEO ED EURIDìCE
un giorno la bellezza di Euridice fece ardere il cuore di Aristeo che si innamorò di lei. La ninfa ,già sposa di Orfeo,per sfuggirgli, si mise a correre ma ebbe la sfortuna di calpestare un serpente che la morsicò, provocandone la morte
ORFEO ED EURIDìCE
Guarda che rabbia,qual sorte ria,
aver l'amore e buttarlo via.
Seneca narra che Orfeo cantava
tal che le belve t'innamorava
e l'uccelletti col lor cucù,
perse le forze ,cascavan giù.
Cascava l'aquila,cadeva il tordo,
però il serpente,cribbio,era sordo
e non s'accorge,nella foresta,
che giunge rapida e lo calpesta
col piede ignudo,l'ammaliatrice
la strafighissima ninfa Euridice.
E perciò il rettile,levato un lagno,
lesto le mozzica il bel calcagno.
E' tanto rapido,tanto letale
che pur la corsa all'ospedale
non serve un cavolo,rimedio al morso.
Nulla da fare al pronto soccorso.
Non dice Seneca se ad Aristeo
abbia spaccato la faccia Orfeo.
Di ciò la favola ,ohibò non parla,
ma va all'inferno per ritrovarla.
Sia ch'ebbe Apollo per mastro allato,
sia fosse un poco raccomandato,
'sì tanto val della lira il pondo,
che ottiene torni la bella al mondo.
Però degl'inferi il gran signore,
anzicchè metterla sull'ascensore,
ad Orfeo dice,dopo i saluti,
"se tu la guardi,siete fottuti.
Eccoti resa tua dolce fiamma,
e tante cose a babbo e mamma".
Pensa a una beffa di Pluto,Orfeo.
"volesse farmi poi marameo ".
Quindi si gira,come un cretino,
per dare un occhio o un occhiolino.
Paratapùnfete e tot an bot,
come successe alla moglie di Lot,
la ninfa perde l'umor vitale
ed Orfeo resta basìto al sale.
Di questa favola sia la morale:
quando sentite che spirto vitale
pervade i lombi,prima delusi,
amate,amate, ad occhi chiusi.
ORFEO ED EURIDìCE
Guarda che rabbia,qual sorte ria,
aver l'amore e buttarlo via.
Seneca narra che Orfeo cantava
tal che le belve t'innamorava
e l'uccelletti col lor cucù,
perse le forze ,cascavan giù.
Cascava l'aquila,cadeva il tordo,
però il serpente,cribbio,era sordo
e non s'accorge,nella foresta,
che giunge rapida e lo calpesta
col piede ignudo,l'ammaliatrice
la strafighissima ninfa Euridice.
E perciò il rettile,levato un lagno,
lesto le mozzica il bel calcagno.
E' tanto rapido,tanto letale
che pur la corsa all'ospedale
non serve un cavolo,rimedio al morso.
Nulla da fare al pronto soccorso.
Non dice Seneca se ad Aristeo
abbia spaccato la faccia Orfeo.
Di ciò la favola ,ohibò non parla,
ma va all'inferno per ritrovarla.
Sia ch'ebbe Apollo per mastro allato,
sia fosse un poco raccomandato,
'sì tanto val della lira il pondo,
che ottiene torni la bella al mondo.
Però degl'inferi il gran signore,
anzicchè metterla sull'ascensore,
ad Orfeo dice,dopo i saluti,
"se tu la guardi,siete fottuti.
Eccoti resa tua dolce fiamma,
e tante cose a babbo e mamma".
Pensa a una beffa di Pluto,Orfeo.
"volesse farmi poi marameo ".
Quindi si gira,come un cretino,
per dare un occhio o un occhiolino.
Paratapùnfete e tot an bot,
come successe alla moglie di Lot,
la ninfa perde l'umor vitale
ed Orfeo resta basìto al sale.
Di questa favola sia la morale:
quando sentite che spirto vitale
pervade i lombi,prima delusi,
amate,amate, ad occhi chiusi.
picun deghe cianin
Visto che il tuo messenger TACE,
se vuoi che ti lasci in PACE,
perche' PARE
che CHATTARE
con me piu' non ti PIACCIA,
almeno dimmelo in FACCIA!
Se vuoi DEMOLIRE il mio CUORE
mandami un PICCONE VIAGGIATORE.
se vuoi che ti lasci in PACE,
perche' PARE
che CHATTARE
con me piu' non ti PIACCIA,
almeno dimmelo in FACCIA!
Se vuoi DEMOLIRE il mio CUORE
mandami un PICCONE VIAGGIATORE.
IL TORMENTO E L'ESTASI
IL TORMENTO E L'ESTASI
Ajutami un po' tu ,se mai traligno
-così scriveva l'illustre poeta-
Michelangiolo mio da Settignano
che stavi a tu per tu col tuo macigno,
gobbo e sudato,col mazzocchio in mano...
e di Maria 'si nel dolor mansueta,
la Pietà immortalava nella pietra
chè suo tormento era l'ispirazione,
e l'èstasi ,riuscir nella creazione.
Il mio tormento invece è il mal d'amore
e v'è la speme se già v'è il dottore..
posso guarir quando v'è medicina
che gira in tacchi a spillo ed è carina.
Tormentoso è crear con il pennello,
figuriamoci poi con il martello,
e far la corte è piacer/tormentone
e far la ruota come fà il pavone.
Ma quando invece medicina manca
e non vedi nè core nè cervello,
l'anima si deprime e pur si stanca:
ogni istante ti dà dolor novello.
Il tormento è stagione 'sì crudele
che mette in croce e sputi sangue e fiele
e corri e abbranchi l'aria come un folle
e piangi come il cuoco alle cipolle.
Un giorno metti vela alla speranza,
due finte,qualche colpo,una stoccata
come Cirano,un passo o due di danza,
ma poi t'informa il cor che non è andata.
E il tormento riprende a cavalcare,
ti tiene al laccio e ti sa trascinare.
Di tue ferite poi fà visibilio
come d'Ettorre Achille intorno ad Ilio.
Ma qual dolcezza v'è nel primo abbraccio,
tuffarsi nell'odor dei suoi capelli...
leccare il viso suo,piacer mi faccio
e cercar piano piano i suoi labbrelli.
Sentir conforto nel calor del fiato
e bussar col respiro alla sua bocca,
dischiude il labbro:l'emozion mi tocca
del dolce vino suo che ho vagheggiato.
Un assaggino,come un sommellier
un sorso solo,ma la sete assale
entrambi, ed un si fa il pensier:
nutrir l'un l'altra di linfa vitale.
E poi sapete come il fatto vada
dentro la zona vietata ai minori
quindi non seguo più codesta strada
perchè non voglio incappar nei censori.
Ma l'èstasi ragazzi,quale bomba,
quale profondo pozzo e quale volo,
che tu senti degli angeli la tromba
e ti sembra una nuvola il lenzuolo.
E galleggi in un cielo tutto rosa
abbracciato al calor della tua sposa
(si fà per dir)poi vanno i tuoi pensieri
agli amanti che al vento van leggeri
Francesca e Paolo che il destino lega
là nell'inferno,ma chi se ne frega,
ch'essi sono cotanto innamorati
che il giudice supremo li perdona,
e pure se alle pene son dannati,
la lor condotta ormai l'ha condonati
e l'èstasi giammai non li abbandona.
Se voleste estasiare l'alma mia,
v'accolgo a braccia aperte, e così sia !
Ajutami un po' tu ,se mai traligno
-così scriveva l'illustre poeta-
Michelangiolo mio da Settignano
che stavi a tu per tu col tuo macigno,
gobbo e sudato,col mazzocchio in mano...
e di Maria 'si nel dolor mansueta,
la Pietà immortalava nella pietra
chè suo tormento era l'ispirazione,
e l'èstasi ,riuscir nella creazione.
Il mio tormento invece è il mal d'amore
e v'è la speme se già v'è il dottore..
posso guarir quando v'è medicina
che gira in tacchi a spillo ed è carina.
Tormentoso è crear con il pennello,
figuriamoci poi con il martello,
e far la corte è piacer/tormentone
e far la ruota come fà il pavone.
Ma quando invece medicina manca
e non vedi nè core nè cervello,
l'anima si deprime e pur si stanca:
ogni istante ti dà dolor novello.
Il tormento è stagione 'sì crudele
che mette in croce e sputi sangue e fiele
e corri e abbranchi l'aria come un folle
e piangi come il cuoco alle cipolle.
Un giorno metti vela alla speranza,
due finte,qualche colpo,una stoccata
come Cirano,un passo o due di danza,
ma poi t'informa il cor che non è andata.
E il tormento riprende a cavalcare,
ti tiene al laccio e ti sa trascinare.
Di tue ferite poi fà visibilio
come d'Ettorre Achille intorno ad Ilio.
Ma qual dolcezza v'è nel primo abbraccio,
tuffarsi nell'odor dei suoi capelli...
leccare il viso suo,piacer mi faccio
e cercar piano piano i suoi labbrelli.
Sentir conforto nel calor del fiato
e bussar col respiro alla sua bocca,
dischiude il labbro:l'emozion mi tocca
del dolce vino suo che ho vagheggiato.
Un assaggino,come un sommellier
un sorso solo,ma la sete assale
entrambi, ed un si fa il pensier:
nutrir l'un l'altra di linfa vitale.
E poi sapete come il fatto vada
dentro la zona vietata ai minori
quindi non seguo più codesta strada
perchè non voglio incappar nei censori.
Ma l'èstasi ragazzi,quale bomba,
quale profondo pozzo e quale volo,
che tu senti degli angeli la tromba
e ti sembra una nuvola il lenzuolo.
E galleggi in un cielo tutto rosa
abbracciato al calor della tua sposa
(si fà per dir)poi vanno i tuoi pensieri
agli amanti che al vento van leggeri
Francesca e Paolo che il destino lega
là nell'inferno,ma chi se ne frega,
ch'essi sono cotanto innamorati
che il giudice supremo li perdona,
e pure se alle pene son dannati,
la lor condotta ormai l'ha condonati
e l'èstasi giammai non li abbandona.
Se voleste estasiare l'alma mia,
v'accolgo a braccia aperte, e così sia !
PROFUMO DI DONNA
PROFUMO DI DONNA
Prendevano il te della festa,
giocavan canasta le amiche di nonna
e sotto il gran tavolo antico
che ancor non sfiorava mia testa
sentivo profumo di donna
venirmi da sotto ogni gonna
e farsi ogni volta più amico,
più usuale,
toccarmi ogni corda animale,
cantarmi di un dolce gioire,
parlarmi con tono leggero
di un grande mistero
che stavo lì lì per scoprire,
di un mondo insoluto
che ancor non capivo,
dal quale venivo,
del quale avea sempre saputo.
Incenso
del rito
più antico
lo penso,
cui l'uomo
men domo
dell'oggi
e di ieri
sacrifica
più volentieri.
Prendevano il te della festa,
giocavan canasta le amiche di nonna
e sotto il gran tavolo antico
che ancor non sfiorava mia testa
sentivo profumo di donna
venirmi da sotto ogni gonna
e farsi ogni volta più amico,
più usuale,
toccarmi ogni corda animale,
cantarmi di un dolce gioire,
parlarmi con tono leggero
di un grande mistero
che stavo lì lì per scoprire,
di un mondo insoluto
che ancor non capivo,
dal quale venivo,
del quale avea sempre saputo.
Incenso
del rito
più antico
lo penso,
cui l'uomo
men domo
dell'oggi
e di ieri
sacrifica
più volentieri.
il mio povero nasino
il mio povero nasino
non è più così piccino.
S' è ingrossato a mano a mano
similmente alle colonne ,
come quello di Cirano...
sbatacchiando nelle.... donne
non è più così piccino.
S' è ingrossato a mano a mano
similmente alle colonne ,
come quello di Cirano...
sbatacchiando nelle.... donne
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